A 54 anni mi sottopongo alla mia prima visita urologica. Il valore del PSA risulta di 7 ng/ml e il medico mi consiglia di ripetere l’esame dopo tre mesi. Quando il valore sale a 13, mi viene fortemente raccomandata una biopsia.
Preoccupato, cerco un secondo parere e trovo un altro urologo disposto a valutare la situazione anche con un’ecografia prostatica transrettale. Questo secondo specialista mi suggerisce una cura farmacologica specifica prima di procedere alla biopsia.
La paura però cresce. La storia familiare pesa: entrambi i miei genitori sono morti giovani di cancro (mio padre non di tumore alla prostata) e questo fatto ha sempre influenzato la mia vita.
Decido, un po’ ingenuamente, di concentrarmi ancora di più sull’alimentazione vegetariana che seguo da 35 anni, abbracciando una dieta più mirata, ma trascurando la cura che mi era stata consigliata.
Passano cinque anni. Preoccupato, mi rivolgo a un terzo urologo per un controllo completo: il PSA è salito a 287. È il panico!
Vengono svolti tutti gli esami per escludere metastasi e, miracolosamente, non ce ne sono. Il medico mi suggerisce una prostatectomia radicale robotica in una clinica sul lago Lemano, ma desidero rimanere vicino ai miei cari. Mi rivolgo ad un medico del Centro Prostata della Svizzera Italiana dell’Ente Ospedaliero Cantonale di Locarno che, incredulo, ripete gli stessi esami: le metastasi non ci sono. Divento un caso d’interesse tra gli oncologi dell’EOC.
Mi viene sconsigliato l’intervento robotico e mi viene proposta immediatamente una cura ormonale di tre anni con una prima iniezione di Lucrin. Già dopo una settimana, il PSA scende a zero.
Da quel momento, proseguo la terapia a Lugano dove, con grande professionalità e sensibilità, vengo sottoposto anche ad un trattamento di radioterapia di due mesi.
Nonostante gli effetti collaterali della cura ormonale, come la stanchezza cronica, il calo della libido e un lieve aumento di peso, riesco a mantenere il controllo grazie alla mia dieta. Mi sento fragile psicologicamente e quindi chiedo l’aiuto di uno psicologo. Mi viene consigliato di seguire un percorso psicoterapico mirato con uno psicologo dell’EOC specializzato nel supporto di pazienti con tumore alla prostata.
Questo sostegno psicologico mi ha aiutato moltissimo, e continuo tuttora il percorso, sebbene con sedute meno frequenti rispetto all’inizio.
Ringrazio anche la Lega cancro Ticino per avermi aiutato giuridicamente a sbrogliare qualche matassa e ad accompagnarmi verso l’invalidità.
Oggi, dopo cinque anni, il PSA è sempre a zero, e ho concluso la terapia ormonale da due anni. Le energie stanno lentamente tornando, e anche se la stanchezza rimane parte delle mie giornate, guardo con fiducia al futuro.
Nonostante tutto, questa esperienza mi ha insegnato a riconoscere i segnali del mio corpo e a fidarmi dei medici (in questo caso del Centro della Prostata della Svizzera italiana) che mi sono stati accanto. Il sostegno psicologico e il dialogo con i miei cari sono stati fondamentali per affrontare la malattia con una nuova consapevolezza.
Ora affronto ogni giornata con gratitudine e serenità. So che la mia storia potrà essere di ispirazione ad altri che si trovano a vivere momenti simili: anche nelle sfide più dure, c’è sempre spazio per speranza e resilienza.