Il tumore alla prostata è il più frequente tra i maschi. Ogni anno, in Ticino, 300 uomini scoprono di doversi confrontare con questa realtà. In Svizzera sono più di 7’000. Raramente il tumore alla prostata è causa di morte, a condizione che venga individuato e curato per tempo.
Il dialogo con il proprio medico di famiglia è il primo passo. Pazienti (e medici) devono superare il pudore di «mettersi (letteralmente) a nudo».
«Il medico di famiglia deve visitare gli uomini nella loro nudità».
Superato questo primo ostacolo, la medicina mette a disposizione gli esami necessari che, a partire dal test del PSA (l’antigene prostatico specifico), aiutano a precisare la diagnosi e proporre percorsi di cura multidisciplinari.
Il tema è stato discusso in un interessante webinar promosso dall’Ordine dei medici (OMCT) in collaborazione con il Centro Prostata della Svizzera italiana (CPSI) e presentato sul Corriere del Ticino con il contributo del Dr. Franco Denti (presidente OMCT) e del Prof. Dr. Nicola Fossati.
In particolare, è emerso che «fare il test del PSA riduce la mortalità del tumore alla prostata». Per questo, dopo un’adeguata informazione, il test è raccomandato agli uomini oltre i 50 anni (anche prima se ci fossero casi in famiglia).
La diagnosi precoce, il trattamento multidisciplinare e adattato al paziente nei diversi stadi della malattia, la qualità di vita dei pazienti, gli effetti collaterali delle cure e i cambiamenti nello stile di vita saranno tra le domande discusse a Lugano dal 25 al 27 aprile da specialisti internazionali riuniti per il forum APCCC.
In questo contesto, venerdì 26 aprile, dalle 13.00 alle 14.15, al Palazzo dei Congressi, ci sarà anche un incontro organizzato da PROCASI e aperto ai pazienti e ai loro familiari.
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