Nella diagnosi e nella cura del tumore alla prostata, la medicina ha fatto grandi passi avanti.
Per la prevenzione e una terapia efficace è però necessario il passo più importante: convincere i maschi a farsi visitare dall’urologo, a non temere «il dito nel c…» (cioè, l’esplorazione rettale).
Invitati da APCCC Society e dalla sua presidente Prof. Dr.ssa med. Silke Gillesen, il 27 e 28 febbraio i maggiori esperti internazionali nella diagnosi del tumore alla prostata si sono riuniti a Lugano per la prima edizione di APCCC Diagnostics. In questo contesto, PROCASI ha potuto informare pazienti, familiari e interessati su alcune fra le novità discusse dagli specialisti.
Il Dr. med. Nicola Fossati ha ricordato che per il tumore alla prostata «non suona campanelli d’allarme». Per questo, dopo i 50 anni – ma già a 40-45 anni se in famiglia ci sono stati casi di tumore alla prostata – è necessario osservare da vicino l’evoluzione del PSA (antigene specifico della prostata) e, soprattutto, interpretare correttamente i risultati delle analisi del sangue. Negli ultimi anni, sono stati sviluppati altri strumenti che possono aiutare nella valutazione dei dati ma «l’analisi del PSA resta lo strumento più semplice e meno costoso».
Se i valori del PSA e l’anamnesi del paziente la suggeriscono, l’urologo valuterà la necessità di esami più approfonditi. Per questo è utile potersi appoggiare alle competenze di un team multidisciplinare come quello attivo nel Centro Prostata della Svizzera Italiana (CPSI).
In questa fase, ha spiegato il Dr. med. Gaetano Paone, un contributo importante per una diagnosi più precisa è assicurato dalle immagini messe realizzate con le macchine della medicina nucleare e l’uso di speciali farmaci.
Qualora risultasse necessaria una verifica più precisa si procederà con la biopsia e il prelievo di frammenti di tessuto. La patologa Dr.ssa med. Jessica Barizzi ha illustrato gli esami che, grazie al microscopio, immagini scansionate e biomarcatori, permettono di individuare con precisione la presenza di un tumore e, con il «Gleason Score», di avere indicazioni sull’aggressività e le probabilità di crescita e diffusione. In queste valutazioni, le competenze e le esperienze dei patologi specialisti per la prostata restano fondamentali anche adesso che l’Intelligenza Artificiale potrà affiancarli nella valutazione dei campioni di tessuto.
L’incontro, al quale ha partecipato una cinquantina di persone, è stato arricchito anche dai contributi del dott. Federico Buora, membro del Consiglio direttivo di Europa Uomo Italia e dalla testimonianza di Mirko Bordoli, membro del Comitato PROCASI.







Ringraziamenti
L’organizzazione e il successo di questo momento informativo sono stati possibili grazie al sostegno e al contributo di diverse persone e aziende.
PROCASI ringrazia in particolare:
- la Dr.ssa med. Ursula Vogl, responsabile medico del CPSI e membro del Comitato PROCASI
- I relatori: Dr. med. Nicola Fossati; Dr.ssa med. Jessica Barizzi, il Dr. med. Gaetano Paone e il dr. Ferruccio Buora (in rappresentanza di Europa Uomo Italia)
- Max Lippuner, presidente e i delegati di Europa Uomo Svizzera per la loro presenza
- l’APCCC Society, la presidente Dr.ssa med. Silke Gillesen e il team organizzativo condotto da Laura Di Petto
- Mirko Bordoli, Giovanni Presta e Fabrizio Triulzi per la moderazione / animazione dell’incontro
- Gli sponsor (che non hanno condizionato l’organizzazione e i contenuti), Accord Healthcare; Bayer (Schweiz); Janssen – Cilag; Novartis Pharma Schweiz e TECOMedical – Eurobio